Da quando ho concluso il liceo molti avvenimenti catastrofici sono avvenuti: il crollo delle torri gemelle a New York, l'attentato alla stazione di Atocha di Madrid, quelli alla città di Parigi e l'ultimo, ieri a Bruxelles. Questi sono solo gli avvenimenti più importanti, quelli di cui per giorni e giorni si parla prima che finiscano nel dimenticatoio. Vi sono poi stragi che continuano a verificarsi, ma di cui non si parla perché non coinvolgono lo scenario internazionale.
Cosa spinge l'uomo ad uccidere? La sua natura tendenzialmente malvagia? Un bisogno di onnipotenza? Il desiderio di poter decidere di stroncare la vita degli altri a proprio piacimento? Anziché trarre insegnamento da ciò che accade, si tende a far ripetere l'accaduto e, oramai, vivere nel terrore che possa accadere una strage mentre ti trovi in un luogo pubblico e' diventato l'incubo quotidiano. Lo sbaglio che si fa, credo però, sia quello di generalizzare e di identificare colui che commette tali stragi con il resto del suo popolo. E' così che si diventa sospettosi, razzisti... È così che si allontana da noi una persona solo perché professa una religione diversa dalla nostra!
Durante i miei viaggi, mi è capitato spesso, quando ho risposto alla domanda da dove venissi, di sentirmi dire: "Ah Sicilia? Mafia!" No, la Sicilia non è la mafia, come il musulmano non è il terrorismo. Identificare la massa con il singolo equivale ad essere ignoranti. Che si chiami Gesù, Allah o Jahve', il Dio esistente per me è uno e uno soltanto, un Dio che sicuramente non desidera il male, ma il bene. Che io abbia la pelle bianca, gialla o nera ciò non fa di me un diverso, perché "siamo tutti uguali sotto questo stesso cielo".
Colui che uccide compiendo stragi e' probabile che dia un'importanza maggiore al concetto di morte, piuttosto che a quello di vita. Ma se lui vuole morire che lo faccia, senza però decidere di togliere la vita agli altri, perché nei testi cardini di tutte le religioni, non mi sembra ci sia un solo verso scritto in cui si incita ad andare nel mondo e ad uccidere il prossimo.
Quando avvengono questi avvenimenti nefandi, la solidarietà del popolo non dovrebbe essere quella di sfoggiare bandiere nazionali nei profili dei propri social, bensì quella d'insegnare a fare il bene, a far sì che davvero la storia diventi maestra di vita.
Sarebbe tutto meravigliosamente bello se, come cantava John Lennon, immaginassimo e facessimo sì che esistesse "un mondo senza guerra, senza religioni", un mondo in cui a trionfare sia solo il bene. Il titolo della canzone sentenzia, tuttavia, bene: Imagine, immagina. La realtà è, sfortunatamente, molto diversa.
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