domenica 27 marzo 2016

La mia Terra, le mie radici... "Sicilia bedda"

Nel testo Viaggio in Sicilia Goethe scrisse a proposito della Sicilia: "L'Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. E' in Sicilia che si trova la chiave di tutto [...] la purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l'unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra... Chi li ha visti una sola volta, li possederà per tutta la vita". Questi versi mi toccano nel profondo perché sono siciliana e come tale qualunque cosa bella si scriva o si dica sulla mia terra m'inorgoglisce. Tuttavia mi sorge spontaneo chiedermi ma è davvero in Sicilia che si trova la chiave di tutto? L'attaccamento alle proprie radici, alla propria terra, e' qualcosa che riguarda solo noi siciliani o è così per tutti i popoli e per tutte le terre?
Oggi pomeriggio, fissando il mare e l'orizzonte che mi si stagliava di fronte pensavo proprio a questo. In verità ci penso tutte le volte che ritornando da un viaggio dall'aereo a bassa quota comincia ad intravedersi la mia isola. Il primo pensiero che mi viene in mente in quel momento è "finalmente sono a casa". È bellissimo viaggiare ma ancora più bello e' ritornare e vedere il sole e il calore della propria terra. Eppure riconosco che la Sicilia e' una terra strana... Strana perché è una terra che serba memoria di antiche civiltà lontane con le quali si è sposata: Svevi, Aragonesi, Saraceni, Arabi, Normanni... È in parte patria della filosofia greca e madre della letteratura italiana, poiché è indubbio che la letteratura italiana debba moltissimo alla Sicilia per gli scrittori che essa ha generato. Eppure dicevo che questa terra e' strana perché non sempre è stata compresa e il più delle volte è stata identificata con quel tragico male sociale che è la mafia e perché pur appartenendo al continente italiano e' da quest'ultimo considerata estranea, tanto da spingere tante persone a professare un ritorno al separatismo.
Chi non riesce a vedere le bellezze uniche di questa grande isola non riuscirà mai a vedere veramente nulla. Una volta che si è vista questa terra di "focu, di canti e di amuri" te ne innamori e per effetto di questo innamoramento non la dimentichi più, poiché i suoi luoghi, i suoi profumi, la sua gente ti rimarranno impressi nell'anima, come immagini indelebili.
 La mia città, Catania,  offre quanto di più bello la natura possa offrire, un vulcano, il mare... Mi chiedo allora perché spesso si debba essere costretti a lasciare tutto questo? Perché una terra così bella non deve offrire prospettive per il futuro? 
Ultimamente sto valutando l'idea di trasferirmi in un'altra regione, forse all'estero. Riuscire a trovare un lavoro diventa sempre più difficile e nessuno fa nulla per migliorare questa situazione. La cosa che un po' mi frena però sapete quale è? La preoccupazione di non saper vivere lontana dalle mie radici. Penso che più degli altri un siciliano senta dentro di se' un forte sentimento insulare. Prepotentemente l'idea di appartenere alla terra che lo ha generato lo frena. Sembra quasi che questa terra eserciti in coloro che vi sono nati un forte richiamo di appartenenza, un richiamo che è più lontano della propria esistenza e che è legato alla memoria di un passato che ha lasciato le sue tracce e che blocca qualsiasi istinto di fuga. Questo richiamo in noi siciliani scorre nel sangue come se questa terra fosse la nostra vera madre più di quella biologica, allora staccarsi dal vincolo uterino diventa difficile, doloroso se non addirittura  impossibile. 
Concludo citando alcuni versi del poeta Giovanni Pascoli: "Di fronte m'eri Sicilia, o nuvola di rosa sorta dal mare! E nell'azzurro un monte: l'Etna nevosa. Salve o Sicilia! Ogni aura che qui muove pulsa [...] Io ero giunto dove giunge chi sogna".


1 commento:

  1. Che devo dire: da siciliano emigrato, seppur "'to cuntinenti", queste parole mi toccano e le faccio mie- Non c'è altro da dire, complimento all'autrice

    RispondiElimina